Tecnica
Il primo passo per l’ottenimento di un manufatto in pietra lavica ceramizzata , consiste nella scelta del supporto ovvero la pietra lavica, che sarà pietra di “fondo” non di superficie. Ovvero estratta (scavata) dal fondo della colata, tale masso informe verrà scelto da occhi esperti e lavorato come un qualunque blocco di granito, passato alla segagione, con lame o fili diamantati e portato in lastre con gli spessori della lavorazione. Arrivato in laboratorio (i più attrezzati hanno frese di lavorazioni con programmi di taglio computerizzate) la lastra cambia ulteriormente nome per diventare, piastrella, tavolo, top da bagno, top da cucina, parete, pavimento, panca o semplice elemento di design. A questo punto il manufatto lapideo lavorato, grigio ma compatto nella sua materia, si appresta ad entrare nel reparto artistico. La tecnica è applicabile anche a frammenti di pietra o sculture. Il substrato lapideo viene quindi cosparso di uno strato di smalto ceramico, con uno spessore di circa tre millimetri, e lasciato asciugare almeno 12 ore. In codesta fase, la differenza e la bravura dell’artista, della scuola, la lavorazione passa alla fase di decorazione, a mano libera o con stencil o a graffito, secondo tecniche vecchie e nuove proprie dell’arte ceramica. L’ultimo stadio altrettanto lungo è quello della cottura, che viene effettuata intorno ai mille gradi ed abbisogna di circa 24 ore per portare il manufatto a diventare un unico corpo, lo smalto, il colore del decoro del perfilo, che si fondono con la pietra lavica dell’Etna.